L'orizzonte degli eventi

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Credo che molte persone si possano sentire a disagio durante una sessione di floating: è un ambiente inusuale: sei spogliato di quasi tutti i tuoi abituali comfort: lo smartphone, un'altra persona con cui parlare, tutte le distrazioni ambientali compreso il rumore di sottofondo (a meno che tu non scelga di mantenere la musica per tutta la durata della sessione) - entri nel niente, e praticamente rimani veramente e assolutamente solo con te stesso e i tuoi pensieri.

Una condizione che a livello psicologico per molti può essere non proprio confortevole specialmente se si passa la maggior parte del tempo distraendosi da ciò che sta realmente accadendo nella propria testa. Che lo si faccia consapevolmente, per dissonanza cognitiva, o perché si è immersi in questo immenso limbo ipnotico che ci controlla quotidianamente, in buona sostanza siamo sempre più distaccati da noi stessi col risultato che un numero sempre minore di persone cerca di riconnettersi col proprio io profondo, l’essenza, il “deep self” come lo chiama John C. Lilly.

Ma è proprio per il fatto che le persone tendono ad evitare questo tipo di esperienza di isolamento e riunificazione con se stessi, che io la ricerco. Perché IO NON MI CONFORMO all’annientamento della spiritualità e del libero arbitrio in cui ci hanno trascinato gli ultimi 30 anni di neoliberismo, atto finale di una società “egoico-bellica” come la definisce Marco Guzzi, avviata verso un’inesorabile tramonto.

Io, voglio essere privato di tutte le distrazioni: ambientali, sociali, fisiche. Voglio ritrovare la mia mente e la mia vera coscienza, consapevole di esistere a prescindere da tutto il teatrino in cui sono calato ogni giorno.

Desidero, bramo del tempo per essere completamente solo per avere un momento intimo con la mia mente, il mio spirito e anche se comunque ho del lavoro da fare, adesso però lavoro finalmente su di me nelle migliori condizioni possibili.

L’ultima volta che ho fatto floating mi sono bastati pochi respiri diaframmatici profondi, brevi ispirazioni e lunghe espirazioni ascoltandomi, sentendo il mio cuore battere indipendentemente dal ritmo imposto dall’esterno, ascoltando il suono dell’aria che entra ed esce dal mio corpo ed i miei pensieri turbinanti, tutti quei “e se poi…” si sono dissolti come espulsi insieme all’aria:  -io sono aria-

Anche oggi, appena raggiungo il buio e il silenzio della fase di deprivazione sensoriale, respiro, conto, mentre scendo dentro me stesso come in un ascensore di cui vedo ad ogni piano raggiunto accendersi il display. Ogni respiro un piano, ogni piano un battito del cuore e il display si accende e si spegne si accende e si spegne… scendo, scendo dentro di me come un sub che scende nel buio della notte in un mare tropicale. Silenzio...

Respiro, scendo ed il mio cuore batte più lento, scendo sempre più giù, sempre più veloce e paradossalmente mi sento sempre più leggero. Adesso l’ascensore rallenta e si ferma: si apre ed io fluttuo, mi muovo come un pensiero solitario, leggero. Fuori non ci sono pareti, sono come sospeso al centro di una sfera, dove mi ha lasciato l’ascensore. Respiro profondamente, e mi metto ad esplorare questo spazio vuoto, nella mia mente non scorrono pensieri, non ho paura, non ho fretta, non ho... sono finalmente io. 

Vedo uno scaffale accanto a me, su cui sono posizionate tante scatole chiuse e scelgo quella che mi serve, quella che contiene una piccola bottiglia verde azzurra, c’è scritto “consapevolezza”. Apro la bottiglia e ne bevo il contenuto tutto d’un fiato. Richiudo la scatola.

E tutto al un tratto s’illuminano tutt’intorno a me degli schermi giganti in cui vedo come quello che sono stato, quello che sono e quello che potrò essere. Osservo come se stessi guardando un film con finale che cambia continuamente.

Torno indietro verso l’ascensore, entro e senza schiacciare il piano, l’ascensore inizia a salire piano, poi accelera, ed il battito del mio cuore accelera son esso. Il display si accende e si spegne, ad ogni piano un respiro ad ogni respiro un battito del cuore. Rallenta e si ferma ed io esco. Galleggio. Sono ancora nel Floating Pod e si accende la luce azzurra del risveglio, sono calmo, respiro, mi muovo curvando la mia schiena di lato come un’anguilla, la mia schiena si flette lateralmente è sciolta, il dolore lombare è scomparso, il mio corpo ritorna a poco a poco così come a poco a poco accenno dei movimenti. Musica. Poi il Pod si svuota e piano mi adagio sul fondo sentendo la soluzione scorrere via dalla mia pelle, e la gravità riappropriarsi delle mie sensazioni.

Sono tornato indietro, più rilassato e più consapevole che se voglio, oltre la siepe, posso vedere ancora l’orizzonte degli eventi… solo che adesso gli eventi dipendono un po’ di più da quello che potrò fare io.

M.S